Giovanni Palombo – RETABLO (Acoustic Music Records, 2015)
Giovanni Palombo ci regala il suo quarto album pubblicato dalla label tedesca Acoustic Music Records. Si intitola “Retablo”, è composto da nove brani straordinari e può essere ricondotto a composizioni di chitarra finger style. Delle nove tracce in scaletta, la penultima – intitolata “Oud Rendez-Vous” – è un’improvvisazione live in duo con Kyam Allami all’oud, mentre “Goodbye Park Pie Hat” è un’elaborazione del famoso brano scritto da Charlie Mingus per l’album del 1959 “Mingus Ah Um”.
Sarebbe forse superfluo indugiare sulla bravura di Palombo, che riesce – come ben sa chi segue le sue produzioni – a sintetizzare nelle sue mani e nelle sue dita un panorama musicale amplissimo. Nel quale si succedono, con coerenza ed equilibrio, ritmo, melodia, armonia e richiami a tante suggestioni: dal folk al jazz, fino agli echi di costruzioni che possono essere riconosciute in un’idea di world music contemporanea (mi fermo qui perché la strada è molto scivolosa, specie se, come in questo caso, si frappone tra un’idea e un lavoro artistico non esplicitato in questi termini e il modesto programma di interpretazione sviluppato in queste righe). Ma per dar conto delle articolazioni dei brani che sono confluiti in questo lavoro è necessario partire dall’assetto, dal progetto, in modo da individuare con più chiarezza gli elementi più importanti a cui i brani fanno riferimento. Innanzitutto è fondamentale l’immersione nel suono, in modo da assorbire lo spettro sonoro di ogni corda. E sarebbe già appagante. A questo poi si può aggiungere l’attenzione (più analitica) alla scrittura e all’esecuzione. Che in termini generali e probabilmente inadeguati potremmo definire aperta, libera, estemporanea, perforrmativa. E che, in termini più precisi, definiamo invece strutturata, cioè saldata a un’idea definita, nella quale lo sviluppo di un tema evidentemente centrale ricopre la stessa importanza della precisazione dei dettagli e i suoni portanti poggiano spesso su suoni più secondari (“Total eclipse of the earth”), suonati dentro una dinamica più morbida e di contorno. Come si può leggere in molte delle note che parlano dell’album o, in generale, della discografia di Palombo, si avvertono dei legami con alcune tradizioni espressive ben consolidate. Ma a ben vedere non credo che questo sia particolarmente importante, ai fini non solo della comprensione della musica confluita in “Retablo”, ma soprattutto della visione che i nove brani vogliono esprimere. Ciò che emerge in modo più netto, infatti, è il flusso narrativo della chitarra (ci mancherebbe altro), che si configura dentro un progetto evidentemente personale e (perché no?) introspettivo. Un progetto che lascia senz’altro trapelare la visione inclusiva di una musica composta da parti evanescenti quanto concrete, ricucite dentro una prassi esecutiva mai divergente ma anzi equilibrata e puntuale. Ma che, in definitiva, ha l’obbiettivo di esprimere le articolazioni di un pensiero complesso. Di un pensiero pensato da Palombo e trasfigurato dentro la dinamica di uno strumento che qui diviene molto di più, assumendo i tratti ramificati di un linguaggio pieno di sfumature (“Il sommo artigiano”). La coerenza del progetto è in qualche modo riflessa anche nella selezione e sistemazione dei brani che compongono “Retablo”, imperniati attorno a un suono perfetto e stratificati l’uno sull’altro nel quadro di esecuzioni raffinate e imprevedibili, che attingono a varie tecniche oltre che, come si diceva prima, a varie possibilità narrative. Anche questo è in linea con il dinamismo dell’album, che si configura piuttosto come una successione coerente di impressioni, di storie. Come ci dice lo stesso Palombo, le relazioni tra i brani si muovono tra i due poli dell’indipendenza e della connessione, in modo da garantire una serie di movimenti mai uguali e, allo stesso tempo, sottolineare la laboriosità del programma. Tra i brani più profondi, è importante segnalare “Anna e Maurizio”, in duo con Peter Finger, “Farewell to John” e Halleluya”.
Daniele Cestellini
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Fonte: http://www.blogfoolk.com/2016/06/giovanni-palombo-retablo-acoustic-music.html
Testo di Giovanni Palombo - foto di Sebastiano Privitero
RETABLO è il nuovo album di chitarra fingerstyle di Giovanni Palombo, pubblicato dalla etichetta discografica Acoustic Music Records. Un lavoro incentrato su soli e duetti di chitarra acustica, che vede il chitarrista affiancato da musicisti di livello internazionale: Peter Finger, Claus Boesser-Ferrari, Luis Borda, Michael Manring, Khyam Allami. La linea musicale del chitarrista spazia tra composizioni spiccatamente melodiche, dal sapore mediterraneo, in cui trovano spazio accenni jazz e improvvisazione. Nove composizioni per chitarra acustica registrate nel corso di un anno circa (ott. 2014-giu. 2015), in vari studi di registrazione, in Italia e all’estero.
«Ho preso il titolo 'Retablo' - dichiara Giovanni Palombo - dal libro omonimo di Vincenzo Consolo. Il suono della parola mi ha affascinato, un termine che in spagnolo indica le pale di altare, dittici, trittici e polittici, che contengono dipinti diversi ma storie tra loro correlate. In modo analogo i brani del CD, ispirati da storie ed emozioni.»
Testo di Giovanni Palombo - foto di Cesare Di Cola
Tra l’altro mi era richiesto di coordinare e guidare il programma, e avevo un bel pensare a brani, frammenti, riletture. La realtà è che suonare insieme a strumenti che hai solo ascoltato sporadicamente, su CD o dal vivo, e che non appartengono al tuo vissuto musicale, da una parte ti stimola e dall’altra ti suscita dubbi. Inoltre Khyam, il suonatore di oud, sarebbe arrivato soltanto due giorni prima del concerto e, nonostante lo scambio via email di alcuni spartiti, ogni dubbio si sarebbe sciolto soltanto al momento della prima prova. E questo è avvenuto, sull’onda di un entusiasmo comune per questo progetto trasversale, che ha permesso in alcune ore di arrangiare insieme quattro brani, e deciso che ognuno di noi avrebbe anche suonato un breve set solista, per presentare il proprio strumento e per sottolineare la diversità di suono e repertorio. La serata sarebbe poi proseguita in crescendo, con duetti e trii.
Viste le caratteristiche degli strumenti e le tradizioni musicali in gioco, il suono modale avrebbe giocato il ruolo principale, mentre l’improvvisazione, con i diversi colori degli strumenti e degli stili, avrebbe trainato la dinamica, sottolineando a dovere i vari brani. Detto così non sembra troppo complicato, ma il senso ritmico, il gusto estetico e lo stile proprio di ognuno di noi, costituiva sia l’attrazione che in un certo senso il ‘pericolo’ per la nostra interazione. L’esperienza e la pratica di suonare con altri musicisti, con l’attenzione al suono degli altri che questo comporta, sono stati fondamentali e hanno costituito quell’aiuto costante, che permette a ognuno di esprimersi al meglio e di trovare buone soluzioni musicali nei vari brani.
Tanto per capire meglio, ricordo a tutti che la kora è uno strumento con 21 corde (in alcuni modelli fino a 25 corde), un’arpa particolare la cui accordatura viene realizzata in base al brano da suonare. L’oud, diffuso in tutta l’area mediorientale e proveniente dall’evoluzione di un antico strumento persiano, è invece un liuto cosiddetto a manico corto, e nei modelli più comuni ha 5 doppie corde più una corda singola che fa da bordone, quindi in tutto 11 corde. Si suona con il plettro e i suonatori di oud sono spesso dei veri virtuosi dello strumento.
In effetti Khyam Allami ha piuttosto impressionato per il suo gusto e un virtuosismo non fine a se stesso, ma legato profondamente all’espressione. La sua dinamica, dal piano al fortissimo, il languore malinconico delle scale usate, hanno lasciato il segno anche nei brani in solo, dove uno spiccato senso melodico si alternava al fraseggio delle parti improvvisate.
Pape Sirinam Kanouté è un musicista senegalese che si ricollega alla tradizione dei griot. I griot sono i cantastorie, nel senso nobile del termine, di molte regioni africane. Come detentori della conoscenza della tradizione del proprio popolo sono molto rispettati e, attraverso brani cantati e pezzi di sola musica, portano in giro una tradizione orale antichissima, mantenendola in vita. La kora ha un suono ammaliante, spesso circolare, cioè basato sulla ripetizione continua delle frasi musicali, che però subiscono delle microvariazioni, dunque piccole variazioni ma continue. Suonare insieme a questo esecutore significa porre la massima attenzione alla sua dinamica, capire dove egli si apre all’improvvisazione, perché ciò avviene sempre in momenti diversi e non regolari. Lo stesso senso ritmico può risultare improvvisamente variato, con l’introduzione di terzine, sestine e anche gruppi dispari, senza preavviso. Questo crea la magia dell’esecuzione, che altrimenti sarebbe ferma e ripetitiva, e stimola in noi musicisti ‘occidentali’ la capacità di intuire per tempo come si muove il brano.
Da parte mia ho cercato di inserire il mio stile chitarristico world, intendendo con questo termine uno stile aperto ed eclettico per quanto possibile. Poiché ero l’unico strumento realmente armonico – la kora e l’oud sono strumenti fondamentalmente melodici, con poche opportunità di fare armonia – ho lavorato sul groove, su linee di basso, aprendo quando possibile a piccole ‘fughe’ di accordi, inserendo in alcuni momenti accordi jazz e cercando di creare un tappeto sonoro che tenesse insieme gli arpeggi e le frasi degli altri. E quando si creava lo spazio opportuno ho improvvisato, divertendomi tantissimo. È evidente che, mentre in certi momenti occorreva riempire ogni spazio e sovrapporsi, in altri era necessario rarefarsi o farsi ‘liquidi’, cercando nei vari momenti l’enfasi e l’accento dello strumento più opportuno: 38 corde che vibrano insieme sono fantastiche, ma vanno gestite con attenzione!
Il set in solo di Pape Sirinam Kanouté ha aperto il concerto: l’abbigliamento tradizionale senegalese, vivacemente colorato, e la kora che si stagliava verticalmente davanti al musicista, hanno suscitato immediatamente attenzione e creato una certa atmosfera etnica e rituale allo stesso tempo. Il suono ipnotico accompagnava il canto, variando in tanti piccoli rivoli che poi tornavano alla matrice di partenza: un suono delicato e multiforme, continuo eppure in continua trasformazione. Un grande inizio per condurre lo spettatore dentro l’originalità del concerto.
Così, quando si passa all’oud, il pubblico è già immerso in una dimensione inusuale. Khyam Allamy si presenta, racconta un po’ chi è parlando un ottimo italiano, e poi inizia un brano lento, alternando melodia e silenzi, una magia languida di suoni che evocano spazi aperti e meditazione, per precipitare poi improvvisamente negli spazi affollati dei mercati: con il procedere dei brani emergono immagini affascinanti, i continui melismi e abbellimenti del fraseggio ci fanno assaporare un linguaggio musicale ricco e diverso. Il brano finale esplode in un intreccio di ‘fughe’ di sapore bachiano e improvvisazioni su scale orientali, fino ad una impennata ritmica che coinvolge tutti.
Al mio turno, con la mia Lakewood acustica suono due mie composizioni, “Hallelujah”, un brano gospel che mi sembra adatto a continuare quanto aperto da Khyam, e “Inafferrabile”, un pezzo evocativo lento e denso. Concludo il set entrando in un’atmosfera più mediterranea, senso melodico intenso e passaggi jazz con alcuni spazi improvvisativi. Il pubblico sembra apprezzare molto anche la varietà di suono e repertorio: la scelta di presentare i singoli strumenti sembra essere quella giusta.
Il successivo brano è un’improvvisazione in duo con Khyam Allami, oud e chitarra: un tappeto in Do minore in cui iniziamo lentamente con dei fraseggi ‘domanda e risposta’, che via via diventano più incalzanti. Moduliamo in Do maggiore, come avevamo stabilito: io porto un riff iniziale su cui l’oud si poggia in un continuo di frasi improvvisate, poi ci scambiamo i ruoli. Il gioco di rimpallarci le note è molto coinvolgente: mentre suoniamo ci ascoltiamo attentamente, ci sentiamo in sintonia e cerchiamo di sovrapporci, ma sempre mantenendo un senso di equilibrio, guidati dall’improvvisazione. Concludiamo in crescendo con un bell’unisono. Il pubblico apprezza molto.
Il concerto prosegue in trio, ci raggiunge Pape con la sua kora. È il momento di un canto tradizionale africano che parla dell’incontro e dello scambio tra persone diverse, un tema fondamentale nell’ambito di questo festival. La kora esegue una frase circolare ripetitiva, la chitarra acustica tesse passaggi sui bassi e frammenti di accordi, l’oud crea abbellimenti e variazioni. Il canto si dispiega con tipiche inflessioni africane, creiamo spazi improvvisati in cui ci alterniamo e ci sovrapponiamo, una cascata di note che è la somma di colori diversi. In una dimensione sempre modale, l’omaggio a Duval Olivier si concretizza con l’esecuzione del suo brano “El mismo cielo”, una rilettura di questa canzone in una versione soltanto strumentale, in cui i tre strumenti hanno dei ruoli più definiti. Chiudiamo la serata con un bis basato su una ninna nanna africana, dolce e cullante, ipnotica e giocata su moduli di alcune battute di durata diversa. Il ritorno al modulo principale è lasciato all’interplay dei musicisti che mettono così alla prova la loro sensibilità musicale e la loro interazione.
Quasi due ore di concerto mi lasciano felice di un’esperienza emozionante e istruttiva. E la conferma che l’incontro delle diversità è la chiave più importante per l’arricchimento reciproco.
Giovanni Palombo
(fonte: AllAboutJazz.com)
Improvvisazione Fingerstyle. Studi di improvvisazione per sola chitarra: Giovanni Palombo
2013 Fingerpicking.net/Curci - libro + Dvd
Giovanni Palombo ha sviluppato il proprio stile musicale in molti anni di attività, dagli iniziali studi di chitarra classica e di jazz, alla chitarra acustica, strumento che ha infine scelto per esprimersi.
Negli anni ’80 inizia l’attività concertistica, nei club e locali della capitale, e facendo una significativa esperienza al Folk Studio, approda successivamente ai Festival Jazz e World Music, e ai maggiori Festival di Chitarra Europei. Oltre ai concerti di sola chitarra si caratterizza fin dall’inizio come leader di diversi progetti musicali: Albacustica, UnoDuo, Zen Bel Jazz, Rosa dei Venti, Giovanni Palombo Acoustic Trio, Camera Ensemblee altri, come i recenti “Jazz Made in Italy” e “Fiato alle Corde”tenuti all’Auditorium Parco della Musica di Roma rispettivamente nel 2016, 2017 e 2018. Numerosi i Cd realizzati in ensemble o in solo, tra cui citiamo "Taccuino di Jazz Popolare"(EMME Records Label), “Retablo”, “La Melodia Segreta/ A Secret Melody”,“Folk Frontiera”, “Duos Trios Guitar Dialogues”(per la prestigiosa etichetta tedescaAcoustic Music Record)e “Camera Ensemble” (Helikonia Factory Rec.), con il quartetto omonimo (chitarra-sax-percussioni-violoncello).
Le sue composizioni sono caratterizzate da una liricità tipicamente mediterranea, e da una felice sintesi di musica etnica e jazz. I concerti in solo per chitarra acustica presentano elementi di improvvisazione, tecniche moderne percussive e di tapping, e in generale un fingerstyle moderno e vario, concerti spesso al fianco di artisti di fama internazionale.Diverse le pubblicazioni sul versante didattico, tra cui “Improvvisazione Fingerstyle” (Fingerpicking.net/ Curci 2013, tradotto in inglese per l’Europa nel 2015),“Acoustic Shapes”(Ed. Carisch, 2010)“Mediterranean Fingerstyle Compositions”(Acoustic Music Books, 2008), e il DVD Chitarra Fingerstyle, gli stili e le tecniche (Playgame Music, 2009).
Il suo brano “Dove avranno nascosto il mare”, è stato incluso nella colonna sonora del film “L’Orizzonte degli Eventi” (Produzione Fandango, Festival Di Cannes 2005),e presente nel Cd Fandango Jazz Festival, First Edition Antology.Palombo ha inoltre composto musiche per i documentari televisividelle trasmissioni Geo&Geo, “Nati Liberi”(Ed. Rai Trade).
Palombo è stato ideatore della rassegna “Le Acustiche”,che ha visto dal 2000 al 2009 sui palchi romani alcuni tra i migliori chitarristi internazionali, come Ralph Towner, Peter Finger, Antonio Forcione, Claus Boesser-Ferrari, Michael Marning, il California Gtr Trio, Preston Red, Armando Corsi, Paolo Giordano, Franco Morone e molti altri.Per molti anni collaboratore della rivista Chitarre con articoli sul jazz, sulla musica acustica e autore di pagine didattiche, Palombo insegna da molti anni presso varie scuole di musica, tiene seminari sulle tecniche per chitarra acustica e sull’armonia, ad esempio al Conservatorio di Frosinone, al Conservatorio di Dresda (DE), al Festival Internazionale di Chitarra di Fiuggi, all’International Guitar Meeting di Sarzana, al Festival Internazionale di Chitarra di Rieti.
E’ endorser ufficiale delle chitarre Lakewood (Ge) e delle corde Galli (Ita), degli amplificatori SR(Ita, dal 2010-2012) e Acus (Ita, dal 2013).
Pag. Web www.giovannipalombo.com
YOU TUBE:
Quartetto Camera Ensemble https://www.youtube.com/watch?v=kq3SVwfxsJk
Duo: Goodbye Pork Pie Hat, da “Fiato alle Corde” (Auditorium Parco della Musica, 7-09-2017) https://www.youtube.com/watch?v=ed5sHMuitjk
Duo: Dove avranno… con Andrea Piccioni Ch.Valdese 2017 https://www.youtube.com/watch?v=7bn75n1oumU
SOLO:
HALLELUJA: https://www.youtube.com/watch?v=q0sQkGEEpoQ
MARTYN : http://youtu.be/cNSKauMcg3Y
ANNA E MAURIZIO : http://youtu.be/GCPn1X5qnes
CDs:
Taccuino di Jazz Popolare (2019 EMME Records Label)
Retablo (2015 Acoustic Music Rec.)
Tandem Desàrpa (Duo con Maurizio Brunod, Fingerpicking.net, 2012)
La Melodia Segreta/A secret Melody (2011 Acoustic Music Rec.)
Camera Ensemble (2010 Helikonia Records)
“Folk Frontiera” (G.Palombo Acoustic Trio, guest G.Mirabassi, 2006 Acoustic Music/Wonderland Rec.)
“Duos, Trios, Guitar Dialogues” (2003 Acoustic Music Rec., Germany)
“Rosa dei Venti” (CiacMultimedia Village, 2002)
“Le Acustiche” (CiacMultimediaVillage, 2001)
“Zen Bel Jazz ” (CiacMultimediaVillage, 1998)
“Uno Duo” (autoproduzione, 1995),
“Albacustica-Le parole sono altrove” (Modern Times, 1994)
Pubblicazioni Didattiche:
Fingerstyle Improvisation (Libro + DVD, F.Net/ Curci, 2015)
Improvvisazione Fingerstyle (Libro + DVD, F.Net/ Curci, 2013)
Acoustic Shapes”(Libro + Cd, Ed. Carisch, 20011)
Fingerstyle, gli stili e le Tecniche”(2009, DVD didattico, Playgame Music)“
“Mediterranean Fingerstyle Compositions(Libro, Acoustic Music Rec., 2008)”
“New Age, Chitarra Acustica ed Elettrica” (Playgame, 1997)
Alcune Partecipazioni:
Paesaggi Sonori 2021-Tarquinia, concerto in Solo e in Duo. “Astratto è melodia”, con Ellen Strasser e Giovanni Palombo, Live Performance di Pittura e Musica. Concerto in Solo Residenze Artistiche 2021.
Sabina Summer Festival 2020, Ferentino Acustica 2020. Casa del Jazz Roma 2020. Germany Tour febbraio/marzo 2020 con Luis Borda e Wolfgang Netzer (interrotto a metà per la pandemia). Acoustic Guitar Night con Luis Borda, Wolfgang Netzer, Gilson de Assis (Monaco di Baviera, Ge 2018), Un Paese a Sei Corde 2017, con Peter Finger e Ahmed El-Salamouny, Germany Small Tour 2017 (date in Germania con P.Finger, A. El Salamouny, C. Boesser-Ferrari). Extraurbana 2016, Germany Solo Tour 2016 (Francoforte, Mainz, Monaco), Auditorium Parco della Musica “Jazz Made in Italy” (Roma, 2016), International Guitar Meeting di Sarzana (2015, 2014, 2011), Festival d’Africa 2014, Cremona Festival 2014, Un Paese a 6 Corde, St. Vincent Jazz Festival, Tavagnacco Jazz, Rieti International Gtr Fest, Trinacria gtr festival, Open World Jazz Festival (Ivrea), European Jazz Festival (Atene), ADGPA Festival, Open Strings (De, 2009), Rivarolo Jazz Festival 2008, Fest. Intern. di Chitarra Città di Fiuggi (2007, 2008), Madame Guitar Festival Internazionale (2007-2008), Villa Celimontana- Chitarre a Mezzanotte (2007), Ferentino Acustica (2009), Le Acustiche (vare edizioni, tra cui quella del 2006 con Palombo-Mirabassi Duo, California Guitar Trio, Larry Coriell, Badi Assad, John Abercrombie), See Der Sinne Music Festival(2007 De), Verviers Festival della Guitare (Belgio, 2005),), Edenkoben Guitar Festival (De, 2006), Frankfurt MusicMesse (De, 2005-2006), Fandango-La Palma Jazz Festival (Roma 2005), Jazzità (Roma, 2006),
Ha suonato tra gli altri con:
Stefan Grossman, Peter Finger, Michael Manring, Jim Kelly, Rodolfo Maltese, Gabriele Mirabassi, Rosario Jermano, Marcello Sirignano, Maurizio Brunod, Gabriele Coen, Benny Penazzi, Andrea Piccioni, Nicola Alesini, Alessandro D’Alessandro, Pasquale Laino, Franco Morone, Luis Borda, Ettore Fioravanti, , Bill Solley, Claus Boesser-Ferrari, Michel Haumont, Sandor Szabo, Veronique Gillet, Armando Corsi, Gionni Di Clemente, Clea Cotroneo, Andrea Avena, Feliciano Zacchia, Francesco Lo Cascio, Lorenzo Feliciati, Enrico Ghelardi, Stefano Cantarano, Luigi Tessarollo. Collaborazioni di teatro musicale con l’attrice e regista Daniela Giordano.
Per le Recensioni vedi qui: https://www.giovannipalombo.com/bio/recensioni.html
Has played with:
Stefan Grossman, Peter Finger, Michael Manring, Jim Kelly, Rodolfo Maltese, Gabriele Mirabassi, Rosario Jermano, Marcello Sirignano, Maurizio Brunod, Gabriele Coen, Benny Penazzi, Andrea Piccioni, Nicola Alesini, Alessandro D’Alessandro, Pasquale Laino, Franco Morone, Luis Borda, Ettore Fioravanti, , Bill Solley, Claus Boesser-Ferrari, Michel Haumont, Sandor Szabo, Veronique Gillet, Armando Corsi, Gionni Di Clemente, Clea Cotroneo, Andrea Avena, Feliciano Zacchia, Francesco Lo Cascio, Lorenzo Feliciati, Enrico Ghelardi, Stefano Cantarano, Luigi Tessarollo. Collaborazioni di teatro musicale con l’attrice e regista Daniela Giordano.
G.P.: […] Il bilancio è senz'altro positivo per la crescita del festival, che è iniziato in un piccolo club della capitale, il Foollyk di Roma, ed è poi approdato al Goethe Institut e infine al club La Palma, che a Roma è molto rinomato. Hanno suonato nelle varie edizioni molti dei migliori chitarristi nazionali e internazionali, abbiamo ampliato dai solisti a ensemble prestigiosi: Tim Sparks Trio, California Guitar Trio, Three Guitars (John Abercombie, Badi Assad, Larry Coryell), Antonio Forcione Duo, il mio Acoustic Trio e il duo con Gabriele Mirabassi. Artisticamente mi sembra una crescita non indifferente...
Altri artt. locandine acustiche Locandina Le Acustiche 2009 Locandina Le Acustiche 2008 Locandina Le Acustiche 2007 Locandina Le Acustiche 2006 Locandina Le Acustiche 2004 https://www.giovannipalombo.com/images/acustiche/GoetheAcust2004.jpg Locandina Le Acustiche 2003 https://www.giovannipalombo.com/images/acustiche/GoetheAcust2003.jpg
12 splendidi brani di sola chitarra tratti dai concerti tenuti al Foollyk di Roma e registrati dal vivo durante la rassegna omonima. Interpretati da: Giovanni Palombo, Franco Morone, Armando Corsi, Paolo Giordano.
Le Acustiche: Giovanni Palombo
2001 Ciac Multimedia Village - CD
1) Troisi (G.Palombo)
2) La Notte che inventarono il R&R (G.Palombo)
3) L'Attesa (G.Palombo)
4) Followers of Dulcamara (F.Morone)
5) Flowers from Ayako (F.Morone)
6) Greensleves (trad. arr. F.Morone) / Consuelo (F.Morone)
7) El Sol (A.Corsi)
8) Manha Do carneval (L.Bonfa)
9) La Calvaruso (trad. A.Corsi)
10) Lucky 13 (P.Giordano)
11) Lonely Pathways (P.Giordano)
12) Lucky Twice (P.Giordano)
Per informazioni sul cd ed eventuale sua reperibilità: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
Questo CD è la documentazione sonora del Festival Jazz Europeo svoltosi ad Atene nel giugno 2005. Distribuito con la rivista greca "Jazz & Tzaz", il CD raccoglie brani rappresentativi delle formazioni che hanno partecipato a questa edizione del festival. Di Giovanni viene proposto il brano "Danza della Luna Sottile" tratto dal CD "Rosa dei Venti".
"Dove Avranno Nascosto Il Mare", uno dei brani piu' apprezzati di Giovanni, è contenuto nella colonna sonora del film di "L'Orizzonte degli Eventi" (D. Vicari, Fandango Film, Festival di Cannes 2005). Sempre per la Fandango, stavolta in campo discografico, lo stesso brano appare nel doppio CD "Fandango Jazz Festival, 1th Edition Antology" che contiene una selezione di brani registrati dal vivo durante il festival svoltosi al club "La Palma" di Roma nell'estate 2004. "Dove Avranno Nascosto il Mare" in questo caso è eseguito dal "Giovanni Palombo Acoustic Trio" in una versione molto ispirata della durata di ca. 9 minuti. Il Trio è nel CD in buona compagnia, dal momento che partecipano al disco nomi come Bollani, Rava, Scott Henderson, M-Pact etc.
Un libro sull’improvvisazione per chitarra fingerstyle è raro. L’argomento può interessare chiunque suoni lo strumento con le dita, quindi chitarristi acustici e classici, ma anche fingerstyler della chitarra elettrica. Gli studi presentati prendono spunto dal jazz moderno, dal blues, dalla chitarra classica e dalla world music: una miscela che rende la chitarra moderna universale e versatile, legata ai linguaggi ma potenzialmente aperta a tutte le possibili direzioni. Leggi