Trad. di Marco Monte
Akustik Gitarre (marzo 2011)
La leggerezza del sud
Non sono sempre i brani più travolgenti a rimanere nella memoria; a volte sono proprio i più discreti quelli che ti incantano per sempre. Il trio chitarristico che esegue “Anna & Maurizio” somiglia un po’ a De Lucia, DiMeola e McLaughlin. Eppure la sua forza non sta tanto nell’aperto virtuosismo. Piuttosto, è da rintracciarsi nell’ariosità di una composizione che invita chi ascolta a sorvolare un territorio dell’immaginario: mediterraneo ma non rovente; boschivo ma non oscuro; quieto, ma tutt’altro che privo di vita.
Perfino all’interno di questo trio non è il solista a risvegliare il maggior interesse. No, è piuttosto l’interprete discreto che governa un pulsare ritmico ed armonico che scorre omogeneo ma scintillante. Ma chi, come Giovanni Palombo, sa restare sullo sfondo e tessere le fila delicatamente e modestamente, riesce ad esprimere la stessa magia eseguendo lo stesso brano da solo. Esistono incisioni nelle quali, in un fingerstyle accentuato e caratterizzato da un travolgente groove di bassi, Palombo mostra la sua perizia autoproclamandosi ironicamente “inventore del rock’n’roll”. Altre registrazioni documentano la sua capacità di passare allo slapping e al tapping nel bel mezzo di brani malinconicamente latini, o di duellare in ritmica con il percussionista Andrea Piccioni.
È molto difficile catalogare questo artista. Molte delle cose di Palombo hanno un che di mediterraneo, ma il suo suono acustico ricorda a volte John Renbourn, mentre a volte sembra affacciarsi Chick Corea e, nel brano successivo, si respira lo spirito della ECM: musica moderna europea combinata con un jazz etereo. Le basi di tutto ciò risalgono all’infanzia del musicista: dopo aver scoperto una vecchia chitarra in casa di amici Giovanni, che ha undici anni, inizia a prendere lezioni di chitarra classica da un parente insegnante di musica; contemporaneamente suona musica rock e underground con gli amici finché, a 20 anni, scopre “che la chitarra acustica può costituire un mix tra chitarra classica ed elettrica” e può metterle in collegamento.
Che lavoro vuoi fare? Il musicista!
All’epoca circola nell’ambiente del Folkstudio romano, si interessa al revival folk dei chitarristi acustici britannici e si dedica intensamente al jazz. “Ho sempre avuto in mente questo mix, anche se non riuscivo a realizzarlo. Ma ho continuato ad evolvermi sulle basi iniziali”, afferma. Non ha mai studiato musica. Prende alcune ore di lezioni private, frequenta i workshop della Berklee School of Music in Italia, suona insieme ai jazzisti contemporanei che passano in tournée. Palombo carpisce tutto quello che può senza perdere una sola occasione. Intanto si laurea in astrofisica, “ma solo per curiosità personale e per interesse filosofico. All’epoca sapevo già che non avrei mai lavorato in questo campo, mi sono laureato un po’ per dare soddisfazione ai miei genitori.” Su un modulo anonimo all’inizio dell’università, alla voce “che mestiere vuoi fare?” scrive: “musicista”. Ancora oggi si domanda se il professore abbia capito di quale studente si trattasse.
Da Towner a Hedges e Scofield
Ormai ha dimenticato quasi tutto quello che ha appreso sgobbando sui libri di studio. “Uno sforzo simile e contemporaneamente la musica: pazzesco!”, dice oggi ridendo, anche se non lo considera tempo perso: “Credo che le scienze naturali aprano lo spirito e possano portare a un atteggiamento più informato.” Anche nella musica? “Difficile da dire”. In ogni caso ha realizzato un progetto musicale sul tema dell’astronomia in occasione dell’Anno Internazionale dell’Astronomia e sa che una sua collega ha trasformato in musica il suono delle stelle registrato magneticamente. “E poi uno dei miei professori dirigeva un coro, mentre ce n’era un altro che era un eccellente violinista. Gli scienziati spesso sono buoni musicisti; il bassista jazz Gary Peacock è chimico, il chitarrista dei Queen Brian May è astrofisico anche lui.”
Nomi chiave che riportano alla musica di Palombo. Peacock, in quanto bassista del trio di Keith Jarrett, simboleggia la musica ECM, May, in quanto musicista rock, rappresenta l’influsso di nomi come Jimi Hendrix. L’influenza maggiore è però quella esercitata su di lui da un americano dallo stile quasi inafferrabile che ha studiato a Vienna: Ralph Towner. Un altro musicista e libero pensatore che potrebbe aver contribuito alla formazione del suo stile è il brasiliano Egberto Gismonti, inoltre l’artista romano ama lo stile percussivo di Michael Hedges, diventato anch’esso un elemento stilistico della sua musica. Palombo osserva intensamente svariati stili musicali, ad esempio il nuovo flamenco, che si apre ad altre influenze; nel jazz cita tra i suoi punti di riferimento Pat Metheny, John Abercrombie, John Scofield e Bill Frisell. In questo modo chiarisce che per lui il jazz è ben oltre lo swing da bar e il cool.
“La mia musica è la prosecuzione di tutte queste radici. Ma amo tanto il suono della chitarra acustica che si può dire che la mia musica sia organizzata intorno a questo suono, sia nei miei lavori da solista che in duo, in trio e in altri progetti.” A partire dagli anni Ottanta incide album di sola chitarra, negli anni Novanta va in tournée con Stefan Grossman e con chitarristi italiani. Quando, poco prima del 2000, conosce Peter Finger, incide altri album con la Acoustic Music che gli consentono di realizzare progetti in cui può esprimersi in primo piano come chitarrista fingerstyle ma in cui può anche dare espressione ad ambizioni musicali di più ampio respiro. Durante questi sviluppi l’artista, che vive a Roma e svolge attività di insegnante a tempo pieno in una scuola di musica, scrive due metodi per chitarra fingerstyle e compone musica per il teatro e per il cinema, non ha un attimo di respiro.
Cultura musicale italiana e strumenti
Nelle sue composizioni Palombo presta particolare attenzione alla cantabilità delle linee melodiche, un fatto che trova rispondenza nella cultura musicale italiana in generale e che anche nella sua musica ha un ruolo preponderante. Con il suo collega Franco Morone ha in comune lo sguardo rivolto alle proprie radici, senza rinunciare al suono acustico di tradizione americana. Non sa spiegare perché non utilizzi corde in nylon (l’unica ragione sembra essere l’insoddisfacente suono amplificato della chitarra classica), e mentre lo dice esegue un passaggio classico che sulla sua Lakewood suona splendido. A differenza di Franco Morone, però, Palombo ha percorso la via del folklore italiano insieme a piccoli ensemble. “Come in Towner mi piace suonare il brano sulla chitarra, ma al contempo sento la necessità di udire le voci di altri strumenti, ad esempio la fisarmonica o il sax, e vorrei entrare in dialogo con loro.”
Un’altra cosa che lo distingue da Franco Morone è la sua estesa tendenza a improvvisare. In Morone i pezzi sono arrangiati da cima a fondo, mentre Giovanni Palombo improvvisa anche nel fingerstyle: una sfida di altissimo livello tecnico e mentale. “So di non aver espresso ancora tutto il mio potenziale, ma improvvisare mi piace così tanto che ci lavoro molto”, afferma. A volte ricorre a un looper. “Ho imparato molto da chitarristi jazz come Tuck Andress e Joe Pass, tra l’altro la capacità di unire accordi e linee solistiche. Utilizzo i bassi in modo da integrare le figure create sulle prime corde. Ma per arrivarci bisogna lavorare molto. E può capitare che una volta davanti al pubblico non tutto funzioni al cento per cento...”
Problemi che sono però compensati dalla sua capacità straordinaria di suonare in ensemble e dalle sue doti di compositore. Il brano “Viaggio in Corsica” esprime il potenziale lirico della sua melodia già quando l’autore di questo piccolo capolavoro lo esegue da solo sullo strumento con fluidità fenomenale. E tuttavia, quando questo brano viene eseguito da un ensemble, il suo tema vivace acquista come una seconda identità e l’ascoltatore si stropiccia gli occhi - e le orecchie - incredulo: è questo il momento in cui il brano esprime al meglio quel mix di musica classica, folk e jazz che lo caratterizza. Melodia italiana e complessità compositiva. Improvvisazione e armonie di fonte diversa. Questo è in poche parole il progetto musicale di Giovanni Palombo.

Recensioni e locandine

Chitarra Acustica - Giugno 2016
SOLO O BEN ACCOMPAGNATO 
intervista a Giovanni Palombo
di Andrea Carpi


Akustik Gitarre
4/16 Juni-Juli 2016

Intervista e recensione di Retablo
 pdf

Blogfoolk - n. 259 del 9 Giugno 2016
Giovanni Palombo – RETABLO (Acoustic Music Records, 2015)
 

Jazzit - Jazz Magazine, 2016
Articolo di Giovanni Palombo: "I tanti percorsi possibili del jazz" - Speakers’ Corner
 

Chitarra Acustica, 02/2015
Articolo di Giovanni Palombo: "Un’esperienza T-ricorda. Chitarra, oud, kora"
 

All About Jazz, 28/01/2015
Recensione di Mario Calvitti: "Impariamo a suonare la chitarra fingestyle"
 

Jazzit maggio/giugno 2014
Recensione: Improvvisazione Fingerstyle
pdf

Unpaeseaseicorde.it, luglio 2013
Recensione del concerto "Camera Ensemble" a Orta S. Giulio


Chitarra Acustica, 3/2012
Intervista di Andrea Carpi


Alias (supplemento settimanale de "il manifesto)
Recensione: "Tandem Desàrpa", Maurizio Brunod e Giovanni Palombo


Jazzitalia
Recensione: "Tandem Desàrpa", Maurizio Brunod e Giovanni Palombo


kunstpalais-badenweiler.de
Concerto: KunstPalais Badenweiler e.V. (2012)
pdf

(Italia/Germania)
Recensioni: "La melodia segreta / a secret melody"


Jazzit
Recensione: "Camera Ensemble"
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All About Jazz
Intervista e recensione "Camera Ensemble"


Jazzitalia
Recensione: "Camera Ensemble"


Online-jazz.net
Recensione: "Camera Ensemble"


J.C. Jazz Convention
Recensione: "Camera Ensemble"


Jazzitalia
Recensione: "Folk Frontiera"


Akustik Gitarre
Intervista e recensione "Folk Frontiera"


Quenántropo
Intervista


New Age
Recensione: "Duos & Trios" e intervista
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Catalogo Acoustic Music Records 2005
Recensione: "Duos & Trios"
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LOCANDINE

Solo Acoustic Guitar 2012
Stattcafé di Frankfurt
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Solo Acoustic Fingerstyle Guitar Concert  2012
Detour di Roma
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Open World Jazz Festival 2011
Ivrea - Banchette
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Acoustic Guitar Meeting 2011

Sarzana
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Festival Internazionale della Chitarre 2010

Rieti
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Un libro sull’improvvisazione per chitarra fingerstyle è raro. L’argomento può interessare chiunque suoni lo strumento con le dita, quindi chitarristi acustici e classici, ma anche fingerstyler della chitarra elettrica. Gli studi presentati prendono spunto dal jazz moderno, dal blues, dalla chitarra classica e dalla world music: una miscela che rende la chitarra moderna universale e versatile, legata ai linguaggi ma potenzialmente aperta a tutte le possibili direzioni. Leggi

 
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