Paolo Incani
Jazzitalia
Recensione: Camera Ensemble (Helikonia Factory, 2010)
Camera Ensemble è il nome di un progetto musicale, dell'omonima impressione digitale ma, soprattutto, è un luogo d'incontro, un crocevia culturale. Quattro esploratori di genere si ritrovano in un quartetto d'ispirazione cameristica cercando di mediare timbri, tempi e luoghi. I fiati di Gabriele Coen conciliano la celebrazione classica del violoncello (Bernardino Penazzi) con il retaggio etnico portato della chitarra acustica (Giovanni Palombo) e, soprattutto, dei tamburi a cornice di Andrea Piccioni. Gli elementi si amalgamano attraverso una rilettura contemporanea supportata da un'armonia e un estro tipico del jazz mantenendo, comunque, un sound acustico e cameristico.
L'ispirazione giunge ai nostri dai luoghi del Mare nostrum, ricchi di fascinazione, suggestivi anche per le loro tradizioni millenarie e le infinite storie che portano seco. Così è il viaggio: la libertà, l'assenza di vincoli che informa le varie composizioni permette la miscellanea che ne scaturisce traghettando verso lidi ove il jazz e la classica sconfinano nella world music.
Da ogni buon viaggio spesso deriva una maggiore definizione di sé che, inevitabile, compendia la vastità degli spazi appena conosciuti in un luogo temporalmente e geograficamente circoscritto: tale luogo è il supporto digitale ove è inciso Camera Ensemble e il tempo è quello in cui ciascun ascoltatore lo riproduce. Che dir di più, avviate il player e buon ascolto!