Fabio Ciminiera
J.C. Jazz Convention (web)
Recensione: Camera Ensemble (Helikonia Factory, 2010)
Giovanni Palombo: chitarra acustica
Gabriele Coen: sax soprano, clarinetto
Benny Penazzi: violoncello
Andrea Piccioni: percussioni, tamburo a cornice
Corde, pelli, ance lasciano passare la loro materica vitalità attraverso le tracce di Camera Ensemble. Suoni acustici, registrati con attenzione e immediatezza, strumenti tradizionali e linee radicate sulle tradizioni musicali delle varie anime popolari e colte, presenti in Europa e sulle coste del Mediterraneo.
I nove brani del disco proposto da Giovanni Palombo, Gabriele Coen, Benny Penazzi e Andrea Piccioni raccontano un viaggio musicale fatto attraverso le terre e le città ricordate nei titoli - Viaggio in Corsica, Love in Copenaghen, life in Rome, La profezia dell'Armeno, Piccola Suite Ellenica, Natale a Milano - e che dalle varie ambientazioni raccoglie suggestioni e influenze. A queste vanno poi aggiunti lo sguardo ai riferimenti portati dalla storia e dagli strumenti dei singoli musicisti, dalla dimensione eurocolta alla musica klezmer, dalle danze alle tradizioni etniche.
La formazione si pone alla confluenza di tutte questi flussi sonori e la sua voce diviene in modo naturale la sintesi scaturita dal permearsi continuo di ascolti ed esecuzioni nei vari contesti. Camera Ensemble riflette l'idea di lasciarsi attraversare da musiche di diversa provenienza per arrivare alla scrittura di brani e al disegno generale di un quartetto dalle dinamiche ampie e dai colori vividi. Se Giovanni Palombo è l'autore maggiormente presente nei crediti dei brani, si può immaginare come il quartetto abbia uno sviluppo sicuramente collettivo, cosa sottintesa anche dalla denominazione stessa del gruppo: sono brani articolati in maniera calzante alle caratteristiche sonore ed espressive dei quattro musicisti, una formazione inconsueta dai ruoli intercambiabili - soprattutto per quanto riguarda le linee di basso realizzate dall'incontro delle voci del violoncello e della chitarra - e dall'esecuzione fluida e sempre in movimento.
Altro elemento di convergenza è la visione cameristica dell'ensemble e la disponibilità di tutti e quattro i musicisti a misurarsi con l'assolo e l'improvvisazione: ulteriore punto di incontro tra l'attitudine del jazzista e l'attenzione alle necessità della scrittura, tra il rigore e il rispetto della tradizione e la spinta personalità dei quattro esecutori.