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CAMERA ENSEMBLE
Orta S. Giulio - 22 luglio 2013
In un lunedì di luglio già ricco di turisti, UN PAESE A SEI CORDE è tornato a Orta S. Giulio. La piazza è tutta per il CAMERA ENSEMBLE. In questo luogo meraviglioso, che il mondo ci invidia e che l’Amministrazione locale stenta un po’ a valorizzare nel modo adeguato, un folto numero di vacanzieri ha presto riempito le sedie a disposizione, unendosi agli ormai molti affezionati spettatori che seguono la rassegna, concerto dopo concerto. Già un piccolo assaggio di spettacolo a sei corde era stato fornito durante l’aperitivo dalla Music Art Academy di Borgomanero che, con alcuni allievi dei suoi corsi a cui si è aggiunto qualche chitarrista più esperto a dare sostegno, hanno allietato i presenti con alcuni brani per chitarra (e un flauto) e voce. E persino la performance di due giovani artisti di strada - piccola e deliziosa - ha contribuito a tenere calda la piazza (se non fosse bastata la temperatura tropicale) in attesa che gli artisti salissero sul palco. Se già lo scorso anno avevamo avuto modo di ascoltare Giovanni Palombo (S. Maurizio d’Opaglio, 14.08.2012 in duo con Maurizio Brunod), Gabriele Coen, al sax e al clarinetto, Benny Penazzi, al violoncello, e Andrea Piccioni, alle percussioni, sono stati per noi delle vere rivelazioni. La musica di questo gruppo, che loro stessi definiscono etno-jazz, sembra il compendio di tutti i suoni e melodie nati o portati in questa nostra Italia dai vari popoli che l’hanno abitata. E l’effetto sulla piazza è davvero entusiasmante, zanzare a parte. Già il primo brano, Viaggio in Corsica, ci fa capire quanto i quattro siano affiatati e, mentre la gente si scambia preziosi spray repellenti, Giovanni Palombo presenta la formazione e il secondo brano, Folk Frontiera, vero manifesto della loro musica, che trae vita dalla tradizione, superandola allo stesso tempo con l’inserimento di elementi moderni e jazz. Con la chitarra a legare tutto, e Piccioni che contribuisce con percussioni discrete ad un equilibrio perfetto, il clarinetto di Coen dà l’impronta iniziale al pezzo, prima del magnifico assolo del violoncello di Penazzi. È la seconda volta in pochi giorni che incontriamo un violoncello nelle formazioni che si sono esibite nel corso del festival, ed è straordinario rendersi conto all’improvviso di quanto sia versatile questo strumento. Nelle mani di Benny Penazzi, poi, rivela appieno tutta la sua personalità, come dimostra nell’originale intro di Live in Copenhagen, Love in Rome, in cui bastoncini di legno e catenelle aggiungono suoni nuovi. Ma cosa c’entra La Profezia dell’Armeno col comune di Armeno, qui vicino? Non lo sapremo mai, ma il piccolo tango che porta questo titolo è simpatico e questo ci basta. La Piccola Suite Ellenica, a seguire, ci immerge nei colori del Mediterraneo e permette ad Andrea Piccioni di dare prova del suo grande virtuosismo con i tamburi a cornice, in un assolo che scatena grandi applausi a scena aperta da parte di un pubblico entusiasta. Ma questo è UN PAESE A SEI CORDE e, dopo i richiami Klezmer di The Very Last Waltz, con il clarinetto di Coen a farla festosamente da padrone, Palombo si concede un brano tutto per sé per far riposare gli altri musicisti e dar prova della sua maestria con la chitarra. E quando i suoi compagni lo raggiungono di nuovo sul palco per l’ultimo pezzo in programma, lo fanno con qualcosa di scoppiettante che trascina gli applausi dei numerosi spettatori che chiedono il bis. Che i quattro musicisti concedono volentieri, regalando Tango Beffardo, un brano straordinario in cui Andrea Piccioni ci lascia senza fiato coi suoi magici tamburi a cornice che sembrano quasi cantare antiche canzoni portate dal vento del deserto. Ma un altro vento soffia sul lago d’Orta e il cielo si illumina di lampi che si aggiungono ai numerosi flashes dei turisti rimasti fino all’ultima nota di questo bellissimo concerto. Peccato non potersene portare a casa un ricordo, i CD sono esauriti, e allora via, meglio mettersi al riparo da un temporale che, alla fine, passerà lontano.